Le caratteristiche determinate dall’American Iron and Steel Institute per l’acciaio AISI sono necessarie, in quanto ne identificano le diverse tipologie: secondo la World Steel Association, ne vengono prodotte oltre 1.800 milioni di tonnellate ogni anno, da qui la necessità di uno standard da rispettare. Vediamo quali sono le differenze tra i vari tipi di acciaio.
Tipi di acciaio: serie di riconoscimento
Esistono vari tipi di acciaio, designati attraverso una sigla composta da tre cifre, più un eventuale lettera. La prima cifra determina la classe di resistenza, mentre la seconda coppia di cifre è necessaria per distinguere le tipologie di materiali.
Gli acciai AISI si dividono in:
- 2XX: acciaio austenitico, formato da cromo, nichel e manganese
- 3XX: acciaio austenitico, formato da cromo e nichel
- 4XX: acciaio ferritico o martensitico, al cromo
- 5XX: acciaio martensitico, formato da cromo medio
- 6XX: acciaio indurente per precipitazione al cromo.
La lettera, dove presente, aggiunge ulteriori informazioni, ad esempio la percentuale di carbonio, titanio o zolfo presente nella lega.
La nomenclatura AISI suddivide i tipi di acciaio ulteriormente, in serie specifiche: acciai al carbonio (serie 1000), acciai basso legati (serie di quattro cifre), acciai alto legati (serie 200, 300 e 400). Quest’ultima serie, in particolare, indica gli acciai inossidabili.
Gli acciai inossidabili secondo la classificazione AISI
Gli acciai inossidabili vengono definiti AISI, nonostante sia inesatto: la classificazione stessa è percepita come sinonimo, per indicare la famiglia degli acciai contenente almeno l’11% di cromo, ovvero l’elemento che aumenta la resistenza all’ossidazione del materiale.
Gli acciai inox sono resistenti alla corrosione, grazie al fenomeno della passivazione, reagendo facilmente con l’ambiente circostante: gli elementi della lega, in particolare il cromo, formano un sottile strato protettivo dai successivi attacchi corrosivi.
Alcuni degli acciai inossidabili più utilizzati sono:
- acciaio inox AISI 304: acciaio austentico e amagnetico, composto da cromo tra il 18% e il 20%, nichel tra l’8% e l’11%. È l’inox più utilizzato in Italia per la realizzazione di utensileria da cucina, si tratta infatti del famoso acciaio 18-10
- acciaio inox AISI 430: di tipo ferritico, presenta una maggiore stabilità termica e una temperatura di fusione altissima. Le sue caratteristiche lo rendono l’ideale per la costruzione di forni e camere di combustione
- acciaio inox AISI 316: lega austentica composta da cromo, nichel e molibdeno, elemento chiave per aumentare la resistenza del materiale alla corrosione elettrolitica e intergranulare, anche dopo la saldatura. Viene impiegato largamente nel settore alimentare e, sotto una certa temperatura, in quello chimico
Per riconoscere di quale acciaio inox si tratta, esistono due semplici prove: in base alla lunghezza della scintilla nel momento in cui il materiale viene portato vicino alla mola; utilizzando una semplice calamita come magnete, per capire se si tratta di acciai ferromagnetici.

La saldatura dell’acciaio inox
La saldatura dell’acciaio inox, oggi, è una delle pratiche più diffuse. Essendo un metallo facilmente saldabile, sia ad un altro acciaio inossidabile sia ad un acciaio al carbonio, l’inox viene impiegato in molte pratiche di saldobrasatura.
Tuttavia, per saldare correttamente l’acciaio, è necessario tener conto del maggior coefficiente di dilatazione termica del materiale e della minore conduttività termica: la temperatura va regolata alla perfezione per evitare la deformazione del metallo.
I processi di saldatura consigliati sono:
- saldatura a TIG, in atmosfera inerte e utilizzando l’elettrodo di tungsteno
- saldatura MIG, sotto gas interte e con elettrodo in metallo
In conclusione, l’acciaio inossidabile è un metallo prezioso, data la grande durabilità: la classificazione AISI aiuta costruttori e produttori nella scelta dell’acciaio giusto per ogni lavorazione.